Davesco e Bombinasco : due casi imprevedibili ?


FRANA DI DAVESCO :

COME  TROVARE UN COLPEVOLE PRIMA DI INIZIARE UNA INCHIESTA

  • Iniziamo da oggi un commento ai fatti  tragici di Bombinasco e Davesco che hanno causato quattro morti,  fatti giudicati finora entrambi imprevedibili.
  • Cominciamo dal caso di  Davesco, commentando il primo tentativo di interpretazione delle cause possibili,  raccontato ai media nell’ immediatezza del fatto dal geologo e idrogeologo Urs Lüchinger, chiamato  dal sindaco di Lugano Marco Borradori a collaborare con l’ inchiesta del Procuratore Nicola Respini. 
  • Lüchinger ha subito ipotizzato la possibilità che il cedimento di un muro , che fungeva da delimitazione di un’ area dove era depositato del materiale dietro la fabbrica ( all’ inizio del franamento , vedi immagine sotto ), possa essere stato la causa del franamento.  ( vedere testo giornalistico )
  • Notare che insieme al terriccio e  al materiale vario la frana  ha asportato  tutta la parte del bosco sottostante, che sembra essere stata interamente coperta da alberi in precedenza ( vedi immagine 2 )

La frana di Davesco

laRegione Ticino - 18.11.2014

                       Immagine 1                          fonte  : LaRegione Ticino, Ti press

 

Come si presentava l’ area prima della frana

Davesco situazione precedente da Google

               Immagine 2                             Fonte : Google earth

mappale zona Davesco-Soragno

Invitiamo i lettori a seguire il ragionamento qui di seguito.

  1. Guardate la posizione in cui si trovava il muro ( linea bianca su  immagine 3 ). Nel cerchio rosso sono visibili i resti della casa interamente frantumata dall’ impatto violento della frana.foto Davesco mod    immagine 3 
  2. La posizione esatta del muro è indicata – v. linea rossa–  nella mappa della zona ( immagine 4 ). Nel piccolo cerchio rosso  si vede  la posizione del fabbricato che è stato distrutto dalla frana.

copia mappa Davesco modimmagine 4

L’ipotesi che il cedimento del muro abbia provocato la frana del terreno sottostante, presupporrebbe che la pressione del  peso del materiale ,  delimitato e sostenuto dal muro ( vedi la superficie nella mappa ) , sia stata tale da aver spaccato il muro e successivamente aver provocato, scendendo verso il basso,   lo scivolamento di tutto il terreno sottostante, insieme a tutti gli alberi, spingendolo verso il basso.

Una ipotesi risibile e fuorviante. Risibile , in quanto sembra ignorare che ( e nel confronto con il caso di Bombinasco sarà  evidente ) una massa di terriccio e alberi,  scivolata a valle con velocità altissima ( da cui l’ enorme  impatto distruttivo  contro la casa, letteralmente frantumata , come a Bombinasco ) , può essersi spostata   solo IN CONTEMPORANEA su tutto il tratto , per poter  raggiungere  il fondo valle con quell’ effetto distruttivo.  Questo movimento di tutto il materiale è spiegabile solo con l’ azione delle acque sotterranee , che hanno letteralmente fatto “galleggiare” il terreno e gli alberi. La forte pendenza del tratto ha fatto il resto. Il confronto con Bombinasco è illuminante : lì, senza alcun muro a monte, il terreno e gli alberi  sono arrivati con altrettanta forza distruttiva contro l’ abitazione, ad alta velocità, proiettando a grande distanza le parti della casa.  Solo lo stesso identico effetto delle acque sotterranee, ( con  la funzione protettiva del bosco azzerata perché le radici degli alberi   sono state divelte INSIEME al terreno su cui erano ancorate ) , riesce a spiegare questo tipo di movimento.

L’ipotesi  di Lüchinger quindi è anche fuorviante, proprio perché sembra già indicare l’ esistenza di un presunto “colpevole” prima di aver iniziato ad analizzare il fatto idrogeologico che si è verificato.  E soprattutto perché sembra voler ignorare  ( ma  bisognerà chiedersi “a quale scopo ? ” )  l’ attuale, imprescindibile, necessità di ragionare sui motivi  dell’ aumento dei casi di questo tipo su tutto il territorio, proprio a causa dei mutamenti climatici in atto.

Abbiamo redatto un primo documento,  quale nostra presa di posizione sui due fatti tragici, proprio per cercare di guardare al problema indicando i punti che dovrebbero essere al centro dell’ attenzione di tutti, autorità e popolazione, se vogliamo prendere atto del significato dei mutamenti climatici  e delle loro conseguenze pratiche, rispetto all’ intero problema delle opere di premunizione.

l nostro testo è scaricabile qui

Presa di posizione Associazione Ponterosso sui fatti di Bombinasco e Davesco testo definitivo1

 

 

Il Ponte Rosso ed i problemi non risolti, che nessuna prescrizione di reati cancella


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Il 3 ottobre 2014 saranno passati 8 anni dalla tragedia al Ponte Rosso.

LA CAUSA CIVILE AFFRONTI I PROBLEMI NON RISOLTI

Quando  abbiamo ricordato il 7.mo anniversario (il 3 ottobre 2013 ) della morte di Laura con un presidio al Ponte Rosso, il Municipio di Biasca si era distinto per averci impedito di distribuire “su tutto il comprensorio comunale”  un volantino che riassumeva in sintesi i problemi rimasti aperti, dopo che l’ operato del Procuratore Respini aveva portato alla prescrizione dei reati.

Il testo di quel volantino  lo trovate qui  Morte al Ponte Rosso

Ora, nel momento che sta iniziando la causa civile, è necessario ricordare che i problemi  rimasti senza soluzione al Ponte Rosso sono legati ad una sottovalutazione del tipo di pericolo rappresentato dalle chiuse che, con le piogge intense, si formano sul percorso del riale Vallone. Pericolo che riguarda gli utenti della strada cantonale in primo luogo.

LE CHIUSE si formano sempre quando un grosso macigno trascinato dalle acque si ferma in un punto del riale, e comincia ad ostruire il passaggio delle acque, chiudendo man mano il passaggio con materiali più fini che si accumulano dietro.

Quando la chiusa si rompe tutto il materiale accumulato dietro viene trascinato a valle contemporaneamente. Esattamente quanto successo sul riale Vallone la sera del 3 ottobre 2006, così come era già successo nell’ ottobre del 1993.

http://www4.rsi.ch/falo/index.cfm?scheda=24396#prettyPhoto

La causa civile per il caso Ponte Rosso ora si potrà fare


La notizia è stata data tempo fa da Tele Ticino. Un Giudice ticinese, Francesco Trezzini,  statuendo in una sentenza di arbitrato,  ha scritto che “verosimilmente” esistono  chiare responsabilità dello Stato in quanto è successo il 3 ottobre 2006 al Ponte Rosso di Biasca, dove morì Laura Columberg travolta dal materiale trascinato a valle dal riale Vallone.

Il testo integrale della sentenza lo renderemo pubblico al momento opportuno.

 

L’argomentazione del Giudice Trezzini ci ha richiamato alla memoria la perizia del prof. Marco Borghi, uno dei massimi esperti svizzeri di principi e diritti costituzionali, ( vedi La responsabilità dell’ente pubblico in caso di catastrofi naturali ) , dove si evidenziavano le ragioni imprescindibili del diritto che obbligano l’ ente pubblico ad assumere la responsabilità  in casi del genere.

Borghi così concludeva la sua perizia:

La determinazione preventiva delle zone pericolose e l’adozione di specifici strumenti pianificatori e di conseguenti decisioni di premunizione o di divieto di edificabilità costituiscono un compito fondamentale dello Stato, in quanto è inteso a salvaguardare valori, quali la vita, la salute, la proprietà, aventi portata assoluta. Nell’ambito della pianificazione del territorio, tale compito è sancito in modo imprescindibile da precisa normativa, suscettibile di ingenerare, se disattesa, d’un lato la responsabilità penale dei membri delle autorità competenti, e, d’altro lato, la responsabilità civile (ai sensi della LResp) degli enti pubblici che esse rappresentano, con eventuale possibilità di regresso sui funzionari gravemente inadempienti. “

La causa civile per il caso Ponte Rosso dovrebbe permettere di riportare in primo piano proprio quegli aspetti del diritto che sono stati cancellati e calpestati dalla sentenza della Procura ticinese nella causa penale.

 

Bruno Strozzi     24 maggio 2014

 

PS  Per qualsiasi richiesta di informazioni sulla causa civile i giornalisti sono pregati di rivolgersi solo al legale avv. Emanuele Verda, Lugano .

 

A che serve una perizia quando non si intende ascoltarla ?


Il documento  che segnaliamo oggi fa parte della storia dei fatti relativi alla tragedia del Ponte Rosso .

Si tratta del  testo di una perizia idrogeologica, chiesta nel 1995 dal Dipartimento del Territorio  diretto ( ? ) da Marco Borradori ( 1995 / 2013 )  al prof. Jäggi del Politecnico di Zurigo  ( allora il massimo esperto svizzero in materia ), dopo che il Comune di Biasca aveva presentato un progetto ( dell’ ing . Augusto Filippini ) per costruire una vasca di contenimento ( durante le piene ) per il materiale del riale Vallone, per impedire che questo materiale  potesse invadere la strada cantonale  e/o ostruire il corso del fiume Brenno .

QUESTA PERIZIA NON ERA STATA FATTA CONOSCERE AL PROGETTISTA DEL COMUNE DI BIASCA , e solo dopo aver rifiutato  formalmente di entrare nel merito del progetto di Biasca ( 18 dic. 1996 ) , il DT aveva informalmente trasmesso (  nel 1997 ) al Comune il testo che pubblichiamo oggi ( l’originale è in tedesco, la traduzione in italiano è nostra ). La prova di quanto affermiamo qui è contenuta nella documentazione che era stata presentata dall’avv. Emanuele Verda nel reclamo contro la decisione finale  del Procuratore Nicola Respini . Reclamo ( vedi doc3 reclamo Verda ) rifiutato dalla Corte dei reclami penali perché giudicato irricevibile sia per la forma che per il contenuto, decretando in tal modo la prescrizione per i  possibili reati penali del periodo 1996 / 2006 . Ci teniamo ad evidenziare che,  sia il Procuratore Respini  come  il Tribunale per i reclami,  NON SONO MAI ENTRATI NEL MERITO DEI FATTI DOCUMENTATI . Per questo motivo, noi sosteniamo che la prescrizione dei reati NON può cancellare i fatti. tutti di rilevante interesse pubblico.

La Perizia Jäggi  rilevava formalmente due questioni   fondamentali per la valutazione tecnica, con puntuali osservazioni :

1) l’esistenza di un problema precedente sul fiume Brenno, creato dai lavori eseguiti durante la costruzione della NSL ( nuova strada per il Lucomagno ), dopo il 1978, con l’abolizione di un ramo del fiume, che aveva modificato l’equilibrio precedente.

2) la necessità di prendere sul serio la proposta del Comune di  costruire una vasca di contenimento del materiale sul riale Vallone Biasca  per proteggere la strada cantonale ed i suoi utenti  dalle piene del riale Vallone, e per impedire che il riale ostruisse il corso del Brenno con materiali alluvionali. Un ‘opera che era ritenuta urgente. Continua a leggere “A che serve una perizia quando non si intende ascoltarla ?”

Ultime segnalazioni dai blogs


Diamo inizio ad una rubrica di segnalazioni di post su altri blogs.

Li trovate a queste pagine :

http://ponterossonews.com/2013/10/29/steve-mccurry/

http://ponterossonews.com/2013/10/29/quanto-costa-lo-spreco-di-cibo-allambiente/

http://ponterossonews.com/2013/10/29/planck-nasce-il-primo-giornale-di-scienza-per-le-scuole/

http://ponterossonews.com/2013/10/29/il-coraggio-della-non-violenza/

Pure al meglio non c’è mai fine . Massimo Pini ” degnamente onorato” con il suo nome su una strada.


La “SCOPERTURA DELLA TARGA TOPONOMASTICA”  delle 11.00 precederà l’aperitivo delle 11.15….

  •  Avevamo  pubblicato sul numero di ottobre della rivista Tre Valli il testo che trovate in  La smemoratezza della Politica. Spiegavamo  perché aver “celebrato” Massimo Pini dimenticandosi di parlare dei suoi quattro anni come sindaco di Biasca, per evitare di dire qualcosa sul  trattamento che gli era stato riservato,  fosse la massima dimostrazione di ipocrisia e di cinismo da parte della “politica”  e di qualcuno in particolare.
  • Oggi apprendiamo che il Municipio di Biasca, ha deciso di dedicargli una strada , insieme al padre Aleardo. Una strada che già era dedicata alla famiglia Pini. Dunque, dovremmo pensare che chi oggi dirige il Comune di Biasca sia stato folgorato sulla via di Damasco da una visione , che lo ha portato a proporre una novella forma di espiazione collettiva per i peccati passati di alcuni :  ricordare  ai cittadini biaschesi ,  quotidianamente,  che Massimo Pini era figlio di Aleardo Pini.  Bene!
  • Ci possiamo quindi aspettare che alla cerimonia inaugurale  del 23 novembre ( durante  i “discorsi commemorativi” ) qualcuno voglia raccontare come e perché il sindaco di Biasca Massimo Pini fu defenestrato nel 1996 impedendogli di ricandidarsi. Non è mai troppo tardi per riparare agli errori, nemmeno per la politica.
  • Faremo in modo per parte nostra di diffondere la notizia, registrando i discorsi che potremo ascoltare e intervistando gli oratori ( sempre che ce lo vogliano  concedere… ) . Siamo pronti a sorprenderci , confidando che il detto “al peggio non c’é mai fine” sia finalmente smentito, in modo da poterlo attribuire solo alla malignità di Satana.

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“Oggi tuttavia non si può soltanto piangere. È tempo di imparare qualcosa.”


Testo della corrispondenza di Tina Merlin il giorno dopo la tragedia del Vajont

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Questo testo, scritto a caldo il giorno dopo da Tina Merlin , è un documento straordinario . Le parole conclusive “Oggi tuttavia non si può soltanto piangere. È tempo di imparare qualcosa.” ci trasmettono una grande lezione. La domanda oggi è : che cosa bisognava imparare da quel genocidio, che ancora non abbiamo imparato ?

È stato un genocidio. Lo gridano i pochi sopravvissuti, resi folli dal terrore della valanga d’acqua e dalla disperazione di trovarsi soli e impotenti a superare una realtà tragica, fatta oramai di nulla, o meglio fatta di sassi e melma amalgamati dal sangue dei loro cari. Una realtà che ha sconvolto all’improvviso la fisionomia di intieri paesi, ma che era purtroppo prevedibile da anni, da quando ancora all’inizio dei lavori del grande invaso idroelettrico del Vajont i tecnici sapevano di costruire su terreno argilloso e franabile, che perciò potevano portare alla catastrofe.

Genocidio quindi, da gridare ad alta voce a tutti, affinché il grido scuota le coscienze del popolo e il popolo, la cui pelle non conta mai niente di fronte ai dividenti dei padroni del vapore, spazzi via alfine con un’ondata di collera e di sdegno chi gioca impunemente, a sangue freddo, con la vita di migliaia di creature umane, allo scopo di accrescere i propri profitti e il proprio potere.

Che qualcuno, se ne ha il coraggio, mi smentisca in questo momento. Io assumo la responsabilità di quanto dico; i colpevoli si assumano la responsabilità di quanto hanno fatto. E la giustizia giudichi.

Affermo che si sono responsabilità morali e materiali. Ho seguito la vicenda dell’invaso del Vajont con passione non solo da giornalista, ma di figlia di questo popolo contadino e montanaro che si ribella alla retorica delle «virtù tradizionali» che mal nasconde il cinismo dello sfruttamento più spietato. Con questo cuore ho seguito tutte le vicissitudini, le resistenze, le paure dei montanari di Erto contro la «Sade», non per impedirle di costruire il grande bacino idroelettrico del Vajont, ma per impedire di compiere un delitto. L’intuito e l’esperienza di quei montanari, confortati peraltro da pareri di grandi geologi, indicavano la Valle del Vajont non adatta a reggere la pressione di 160 milioni di metri-cubi d’acqua. La realtà ha dimostrato la ragione dei montanari, non quella dei tecnici della «Sade».

La società elettrica sapeva che le pareti dell’invaso erano formate dal terreno di una enorme frana caduta centinaia di anni fa, sulla quale è sorto in seguito il paese di Erto. Sapeva che il Monte Toc era esso stesso parte di quella frana e che era prevedibile che l’acqua immessa nel bacino dovesse erodere piano piano il sottosuolo e provocare disastri. Quattro anni fa, quando è stata esperimentata la resistenza del bacino, grosse fenditure avevano segnato le case di S. Martino e delle altre frazioni di Erto alle pendici del Toc. Esse piano piano si estesero a ridosso del monte, facendo nascere la paura tra gli abitanti di Erto. Costoro si appellarono inutilmente ad ogni autorità possibile dando veste giuridica ad un largo comitato unitario che lottò per anni nel tentativo di opporsi alla costruzione dell’invaso, sorretto anche dall’autorevole parere tecnico del geologo prof. Gortani, contrario in pieno alla perizia del geologo della «Sade», prof. Dal Piaz. Il prof. Gortani riteneva, infatti, pazzesco costruire il bacino su un terreno tanto inadatto come quello di Erto. Il comitato inoltrò ricorsi. Organizzò petizioni e pubbliche proteste. Interessò autorità governative e amministratori locali. Presso qualcuna di queste autorità la voce del comitato venne accolta. Il Consiglio provinciale, in data 15 febbraio 1961, votava all’unanimità un ordine del giorno per chiedere la revoca di ogni concessione alla «Sade» per inadempienze di legge. In esso si faceva preciso riferimento alla situazione del Vajont chiedendo l’approntamento tempestivo di tutte le misure di sicurezza per garantire la incolumità di quelle popolazioni. Fu una presa di posizione che restò senza risposta. Cosa sarebbe successo se il monte fosse franato nel lago al massimo della sua capienza?

Io mi feci portavoce di quei montanari e scrissi per «l’Unità» un articolo, indicando quello che sarebbe potuto accadere e che oggi è accaduto così come esattamente lo avevo descritto. La pubblica autorità mi accusò di propagare notizie false e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico. L’autorità giudiziaria mi incriminò di reato, senza peraltro recarsi sul posto per accertare la verità. Venni processato a Milano assieme al direttore responsabile dell’«Unità».

A Milano si offersero generosamente di venire a testimoniare tanti abitanti di Erto che mi ebbero vicina nelle loro proteste, nelle loro pubbliche manifestazioni, nel sostenere la lotta; cosa che non fecero tanti parlamentari governativi e non governativi di allora, malgrado fossero stati ufficialmente invitati ad intervenire dalla popolazione. Io e il compagno onorevole Bettiol, che rappresentavamo il Partito comunista, fummo solo e sempre gli unici a sostenere attivamente le ragioni dei montanari di Erto. Essi mi difesero energicamente davanti ai giudici del Tribunale di Milano e dimostrarono, con prove e testimonianze, non solo che io avevo scritto la verità, ma che tutto il paese si trovava in pericolo e che, assieme ad Erto, anche i paesi del Longaronese correvano rischi.

I giudici mi assolsero, ma le autorità che dovevano tener conto dei fatti e impedire un possibile massacro, diedero invece via libera alla «Sade» per i suoi esperimenti criminosi. Fatti, oltretutto, con i miliardi del popolo italiano, i tanti miliardi che il governo diede alla «Sade» a fondo perduto per la costruzione del lago artificiale e che, magari, ora stanno al sicuro oltre frontiera. Miliardi rubati al popolo, col consenso delle autorità di governo. Quelle stessa autorità che gestendo oggi gli impianti idroelettrici, e sapendo che da circa un mese la situazione del Vajont peggiorava, non hanno provveduto a scongiurare la immane sciagura che si è abbattuta stanotte sul Bellunese, creando un cimitero su una vasta zona popolata.

Sto scrivendo queste righe col cuore stretto dai rimorsi per non aver fatto di più per indurre il popolo di queste terre a ribellarsi alla minaccia mortale che ora è diventata una tragica realtà. Oggi tuttavia non si può soltanto piangere. È tempo di imparare qualcosa.

 

Io c’ero, ma non è servito a niente… –


Il Vajont ed il nostro presente.

Lavorare sulla memoria , e sui suoi limiti, per capire il presente ed aprire le strade al futuro. Questo è , a mio avviso, l’insegnamento che possiamo trarre da tragedie come quella del Vajont. Non per recriminare sul perché ha potuto realizzarsi, ma per capire le ragioni intrinseche che l’hanno prodotta. In quanto scelta degli uomini e non della natura.
L’articolo che segnaliamo parla del Vajont da un punto di vista esplicito , ma pone anche un interrogativo tanto attuale quanto inquietante: come e chi e che cosa avrebbe potuto impedire quella tragedia ? Interrogativo che assume, a cinquantanni di distanza da quei fatti , un significato chiaro per il presente che stiamo vivendo: esiste un modo per chiamare le persone, oggi, ad assumere la responsabilità di impedire con il proprio comportamento che fatti simili possano accadere ? Esiste la possibilità reale di impedire che dei poteri occulti, mimetizzati dall’ abito dell’interesse pubblico che esibiscono, possano creare le condizioni per il ripetersi di fatti come quelli , minuziosamente costruiti e perseguiti in nome del profitto, come per il genocidio del Vajont ?

a66e1-tina2520merlinPerché la denuncia solitaria di Tina Merlin era rimasta inascoltata prima che la tragedia si compisse ?

L'Altra Metà del Cielo

disarmo

Posso in qualche modo considerarmi fortunata. Ho avuto una vita di “io c’ero” che sono stati tanti, anche, se non altro per il fatto di essere nata la metà del secolo scorso.
La cosa certa è che per ognuno di quei “io c’ero” avrei una miriade di riflessioni da fare. Perché chiaramente ci sono dei momenti in cui, a posteriori si può dire che ad esserci si sono raccolti bei ricordi, indimenticabili, ed altri in cui, anche se incolpevolmente, si sono raccolti sensi di colpa e responsabilità che non si potevano prevedere.
Non tutti i fatti che mi hanno vista testimone sono belli da ricordare. Mi chiedo se ricordo ancora le emozioni che mi avevano preso il 10 ottobre di 50 anni fa…
A quel tempo, poi eravamo in pochi ad avere il telefono e la televisione, ma le notizie volavano lo stesso di bocca in bocca con la velocità…

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Al PONTE ROSSO PRESIDIO PER LA MEMORIA . 3 ottobre 2006 / 3 ottobre 2013


Oggi , giovedì 3 ottobre 2013, la nostra Associazione organizza un Presidio in zona Ponte Rosso a Biasca per ricordare i 7 anni della tragedia che costò la vita a Laura Columberg.

Qui trovate la locandina1che annuncia l’evento, con un testo di Enrico Diener che ricorda la figura di Laura per un omaggio alla sua memoria.

laura-11.jpg

Il Municipio di Biasca ha perso ieri l’ultima occasione per dar segno di serietà rispetto alla ricorrenza di quella morte. Ha comunicato alla nostra Associazione che NON può autorizzarci a distribuire volantini sull’intero territorio di proprietà comunale con una letteralettera Municipio permessi 3 ottobreche commenteremo in seguito. Ci limitiamo per ora a sottolineare che sarebbe normale dovere del Comune dire qualcosa pubblicamente alla popolazione in questa occasione. E se l’unico , inquietante, messaggio che ci arriva dal Municipio è che deve ubbidire alla “Divisione delle costruzioni” del DT, per negarci il permesso di informare con dei volantini, significa che bisognerà aprire il problema del rapporto Comune / Cantone e del comportamento di un Municipio incapace o impossibilitato ad opporsi al volere ed ai desiderata di determinati funzionari cantonali.

Il  testo che distribuiamo oggi lo trovate qui Prescrivere i reati non cancella i fatti

Associazione Ponterosso

cp 1415

6710 Biasca

3 ottobre 2013

Lettera ai giudici della CRP – La gatta frettolosa fa i gattini ciechi


laura-11.jpg

La morte di Laura Columberg e la giustizia : caso chiuso o problema riaperto ?

Parte da oggi una nuova fase del caso Ponte Rosso. Nell’annunciare ieri la sentenza della CRP il sito web della RSI dichiara chiusa la causa (vedi  testo a firma Francesco Lepori ), e dopo aver sentito il parere dell’avvocato Emanuele Verda si dimentica di distinguere la causa penale da quella civile, dichiarando chiusa la causa penale , come se questo chiudesse di fatto il caso Ponte ROSSO. La notizia diventa riferimento per gli altri media che escono stamattina , che ne amplificano la portata , e ne  evidenziano  questa interpretazione. Vi si distingue in questa operazione la Redazione de La Regione .

Una frettolosa conclusione alquanto sospetta.

La mia presente lettera è rivolta ai Giudici della CRP,

Egregi giudici,

La CRP ( Corte dei reclami penali  del Tribunale d’Appello ) che voi rappresentate  è un organo che non può decidere quando una causa è finita, ma solo indicare i termini del problema relativi alla scadenza della prescrizione nel caso di una causa penale. Ed è quanto avete fatto, argomentando con sottigliezza  degna di nota che la prescrizione sarebbe addirittura già arrivata nel 2006 o nel 2008, di fatto affiancando la tattica dilatoria del Procuratore Respini. Vi siete tuttavia dimenticati di spiegare come mai non l’avete mai detto prima. Quisquiglie e pinzellacchere direbbe Totò. 

Per quanto sappiamo, la decisione nel merito potrà sempre essere sottoposta anche al Tribunale federale nei termini di legge.  L’avvocato Verda ha tuttavia voluto significare che, a suo parere, con la  vostra decisione   sulla prescrizione, diventa più difficile pensare di poter giungere ancora ad una conclusione favorevole sul penale , ma ha tuttavia chiaramente indicato che la causa civile continua. Piccolo dettaglio che oggi tanti cercheranno di oscurare. Se i reati sono prescritti dai termini di  legge, questo non significa che il valore  e la rilevanza  civile , pubblica, dei reati scompare. Al contrario : semmai il loro significato e la loro importanza  vengono amplificati proprio dal contesto giuridico che ne ha favorito la prescrizione.

Non pretendo certo di insegnare a Giudici come il dr. Mini, così erudito in materia , come vada interpretata la legge. Mi permetto però di ricordare , che usare la forma per evitare di entrare nel merito dei fatti e della loro rilevanza, è paragonabile al disquisire  sottilmente sull’esistenza di Dio dimenticandosi di dire che non ci si crede. La libertà di pensiero  è un bene prezioso ,  ma il suo esercizio senza l’assunzione della responsabilità individuale di fronte alle conseguenze che a terzi ne derivano , può essere assimilato ad un pericoloso  gioco di potere.  Chi fa una dichiarazione di guerra con il motto “armiamoci e partite”  non può evitare il rischio che qualcuno capisca che sia giusto armarsi, ma non per partire, bensì per  restare e sbarazzarsi di chi gli chiede di andare a morire in guerra contro i propri simili.

Laura Columberg era una persona e non un codice di legge, e la sua morte poteva essere evitata solo se le persone che avevano il potere di decidere avessero assunto correttamente le loro responsabilità pubbliche. Il non averlo fatto allora e il rifiutarsi di farlo oggi è  di fatto una dichiarazione di colpevolezza, al di là di qualsiasi legge scritta.  Se dobbiamo fare in modo che la legge scritta sia sempre al servizio della giustizia, dobbiamo altresì evitare che la Giustizia diventi strumento al servizio del suo contrario. TODO MODO dobbiamo assumerci la responsabilità individuale delle dichiarazioni di guerra.

Bruno Strozzi, ai Chiabi1, 6710 Biasca

membro dell’Associazione Ponterosso

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Informazione per i media

I paradossi dello zelo ( ovvero le sorprese della Provvidenza )

Nel testo della sua sentenza finale sulla morte di Laura Columberg il Procuratore Nicola Respini ha , di sua iniziativa, incluso anche il signor Bruno Strozzi, insieme ai suoi figli Andrea e Michele, quale parte in causa. Chiedo:  i Giudici della CRP non sI sono accorti  di questa irregolarità  formale e sostanziale ?  Può un Procuratore  , senza informare la persona in questione,  trasformarlo in un accusatore ?

La risposta per il pubblico la chiedo alla CRP. La mia risposta è : errare è umano, il perseverare è solo un eccesso di zelo. Il postino suona  solo due volte.

Una lezione sulla storia del clima : gli uragani (cicloni )


 

Collegatevi a

http://www.explora.rai.it/video/Index.asp?Punt_Id=&vid_id=502

un documento RAI Education che ci dà una sintesi dei problemi della storia del clima sulla terra, parlando di uragani ( i cicloni fuori dalle aree tropicali ).  Sulla pagina web di www.explora.rai.it potete trovare i video su argomenti collegati.

I dati del radar sulle regioni australiane colpite dal ciclone Yasi.

http://www.bom.gov.au/products/IDR191.loop.shtml#skip

 

Contro un nuovo tentativo di sfruttare le acque del Vajont


L’associazione culturale Tina Merlin ha diffuso il comunicato che vi segnaliamo su .http://www.tinamerlin.it/ . Lo facciamo per tenere aperta una finestra di attenzione a quanto è successo al Vajont, ed alla necessità di rivisitazione di quegli avvenimenti per trarne insegnamenti  per il futuro.

Sullo stesso sito è segnalato un video dell’ associazione  Filomena che ci spiega in nome di che cosa non si deve lasciare l’Italia. Un esempio da promuovere. http://www.youtube.com/watch?v=mQcAkCKp2Nw

La Liguria alluvionata : normalità o emergenza ?


Le piogge brevi ed intense sono sempre più all’origine di disastri ambientali che appaiono ormai quasi una normalità. Tuttavia quando accadono si pensa  spesso genericamente  a problemi di “dissesto idrogeologico”   del territorio quali cause, e poco invece si pensa ai modi in cui si è costruito, cementificando ed asfaltando il territorio, senza preoccuparsi del rapporto di questo con il regime delle piogge. La diminuzione delle capacità di assorbimento del terreno in situaziuone urbana attraversata da corsi d’acqua anche di piccola entità è infatti una delle prime cause delle esondazioni dei corsi d’acqua.

L’area di Genova e dintorni è da tempo soggetta a pericoli di questo tipo, data anche la forte pendenza dei corsi d’acqua che attraversano le aree urbanizzate esterne al centro storico. Quanto sta succedendo in questi giorni dovrebbe portare ad una diversa attenzione dei media a questi fenomeni. Sembra invece che l’assuefazione sia tale da  far sparire la notizia una volta passata l’emergenza, e senza che una riflessione sia stata fatta. Conseguenza: l’emergenza diventa “normalità” senza aver prodotto contromisure di alcun tipo.

Per chi vuole  leggere  notizie e  o vedere filmati su Youtube  basterà cercare “Genova alluvione” o simili per trovare tanti dati. Le analisi dei dati  invece dove le  possiamo leggere ?

Ci limitiamo qui a segnalare queste immagini  per iniziare :

http://multimedia.quotidiano.net/?media=18090&tipo=photo&id=638261&cat_principale_page=1&canale=0&canale_page=1

Per vedere alcuni filmati sull’alluvione del 4 ottobre 2010 andate su:

http://www.youtube.com/watch?v=MbujBFaGuEI&feature=related

http://www.youtube.com/watch?v=_wsQ-u5ANwM&feature=related

http://www.youtube.com/watch?v=eVTDvXUHQiw&feature=related

http://www.youtube.com/watch?v=705kRBUTMVU&feature=related

http://www.youtube.com/watch?v=Z9mdE8_cGCg&NR=1

http://www.youtube.com/watch?v=qJxoqA1TQN4&feature=related

Vedi anche l’intervista al sindaco di Genova signora Marta Vincenzi:

http://www.youtube.com/v/a16T4HuBFoY?fs=1&amp;hl=it_IT”></param><param

Alluvione in Veneto ( 4 )


Una valutazione puntuale di quanto è successo in Veneto ( dimensioni e cause ) è stata pubblicata su un sito italiano . La segnaliamo perché è un esempio di analisi che mette sul tappeto tutti gli elementi che sono intervenuti a rendere possibile una catastrofe senza precedenti, che ( con i parametri applicati in  passato per interpretare ) oggi appare incomprensibile. La persona che ha scritto  l’editoriale del sito , ha introdotto una serie utilissima di dati che servono a far capire come,  proprio solo  se si terrà conto di quei dati di fatto, si potrà riuscire in futuro ad evitare che simili tragedie abbiano a ripetersi.

Una ricerca sulla storia delle alluvioni in Ticino


Segnaliamo una ricerca  universitaria del 2004  sulla storia di tre  grandi alluvioni del passato nel Cantone Ticino.
Autore
Zocchetti, Igor
Titolo Storia delle catastrofi naturali in Ticino. Le alluvioni del 1868, 1951, 1993 : avvenimenti, reazione sociale e reazione politica
Edizione Friburgo : Università di Friburgo, Facoltà di Lettere, Dipartimento di storia contemporanea generale e svizzera, 2004
Localizzazione
segnatura
Biblioteca cantonale di Bellinzona / Doc. Regionale
Segn.: BCB 1.6 ZOCC
Osservazioni Lavoro di diploma che prende in considerazione tre fenomeni alluvionali del canton Ticino, dal 1868 al 1993, ed analizzato in modo sistematico nel dossier Alluvioni in Ticino.
L’autore non intende tracciare la storia naturale ticinese, quanto piuttosto esaminare la storia politica e sociale del cantone per quanto concerne la reazione a fenomeni estremi della natura, quali le alluvioni e le esondazioni (prevenzione, azioni di soccorso, riparazione danni, indennizzi, pianificazione territoriale, ecc.).

La scelta delle tre alluvioni citate nel titolo, malgrado ve ne siano state altre di pari gravità, è motivata dalla quantità ed attendibilità delle fonti informative reperite presso archivi, biblioteche, articoli di stampa, pubblicazioni varie. È stato così possibile mostrare l’evoluzione culturale nel gestire tali eventi rovinosi, fino ad arrivare alla nascita di una “cultura della catastrofe” oggi più che mai presente.
Abbandonata l’idea medievale del flagello naturale come volontà o punizione divina, dal 1868 la gestione della crisi passerà sempre più nelle mani dello Stato, e si farà strada una grande fiducia nelle capacità tecniche dell’uomo per fare opera di prevenzione. Oggi infine si comprende giustamente che non è più la natura a doversi piegare davanti all’uomo, ma l’uomo dinanzi alla natura. Dalla concezione di intervento diretto si è passati all’idea di prevenzione, per ridurre al minimo i fenomeni naturali più o meno estremi.

Alluvione in Veneto ( 3 )


Questa analisi di quanto è successo in Veneto è una dimostrazione   di come all’origine di molte catastrofi odierne, ci sia lo sviluppo incontrollato di urbanizzazione e attività produttive. Questo tipo di informazione va fatta circolare affinché vi sia una presa di coscienza  capace di impedire alle amministrazioni pubbliche di comportarsi in questo modo. Ma questo basterà ad evitare le “catastrofi naturali ” ?

Che cosa sono i “pericoli naturali” ?


Il sito svizzero Planat.ch elenca e descrive caratteristiche e comportamenti dei diversi pericoli definibili come “naturali” , in quanto legati  alle caratteristiche idrogeologiche del territorio, al regime di precipitazioni e temperature, ecc.
La domanda che ci poniamo è : che cosa c’è  di “naturalenelle “alluvioni” quando queste dipendono ( per i danni che possono provocare ) dal tipo di intervento che l’uomo ha operato sul territorio, oppure dalle opere di premunizione non realizzate per tempo ? 
 In questi casi, la parola “naturale” tende a  oscurare il fatto che, mentre  da un lato siamo in grado di prevedere molti di questi pericoli proprio studiando il territorio e , correlando le conoscenze scientifiche in campi diversi, possiamo intervenire preventivamente per evitare gli effetti devastanti dei  “pericoli”; dall’altro lato siamo confrontati con sistemi amministrativi e politici pubblici  che funzionano a “velocità ridotta” rispetto alle necessità di intervento con le opere di premunizione o, in molti casi, ignorando le indicazioni che ci vengono dalle “scienze del territorio” .  Ragione per cui il concetto  di “naturale” viene spesso utilizzato a livello “politico” per giustificare l’imprevedibilità degli eventi catastrofici, e quindi i mancati interventi preventivi.

Alluvione in Veneto: un evento annunciato ?


Il Veneto è stato colpito in questi giorni da una alluvione senza precedenti. La ricerca delle cause  ( per un così ampio disastro in una delle aree che è stata magnificata nell’ultimo trentennio per il “miracolo economico del Nord-est” , dimenticando da dove sono arrivati i soldi stanziati …per il Vajont ) dovrà  mettere in causa l’intero sistema delle opere di premunizione.  Quando si parla del dissesto idrogeologico per l’intero sistema Italia, si pensa soprattutto al Sud. Ma perché proprio in un’area ad “alto sviluppo economico” si sono trascurate opere fondamentali per la protezione del territorio ? 
In rete trovate oggi diversi video che testimoniano l’ampiezza del disastro. Noi vi proponiamo questo:

Il caso dei “rustici” nella Repubblica ticinese. I paradossi giuridici di una pratica costante di illegalità istituzionali.(2) –


Ci stiamo occupando da alcune settimane del caso dei cosiddetti “rustici” nel Cantone Ticino. Abbiamo con altri costruito degli strumenti informativi ( sito web e Blog ) sui quali trovate la documentazione sullo stato del problema.

Andate su www.cascinestalle.wordpress.com

e su www.cascinestalle.ch

   Il Torrone d’Orza è la montagna che domina l’Alpe di Cava ( a nord ). La usiamo qui come simbolo di una storia personale e collettiva su cui svilupperemo una riflessione nei prossimi tempi.

La catastrofe ambientale in Pakistan (4)


Le notizie che non sentite più

http://www.medicalnewstoday.com/sections/aid-disasters/

http://www.businesstoday.org/online-journal/pakistan-flood-political-and-economic-disaster

http://www.businessweek.com/news/2010-08-22/pakistan-coordinates-fight-versus-disease-after-flood.html

http://www.savethechildren.org/emergencies/asia/pakistan-floods-2010/

Le immagini  che parlano

video

http://www.youtube.com/watch?v=Csd1hngHAm4&feature=related

http://www.youtube.com/watch?v=OkP0lRLu0lE&feature=related

Foto

Ricercate voi:

http://www.youtube.com/results?search_query=Pakistan+flood+disaster&aq=f

Perché ”Ponterosso“


Un caso tragico ce l’ha fatto scegliere, ma  il  significato del nostro nome è diventato quello di un “ponte” da lanciare attraverso le informazioni per costruire nuovi collegamenti tra i fatti che accadono nel mondo , e tentare di far passare un nuovo modo di leggere la realtà. Niente di nuovo sotto i ponti si potrebbe obiettare. Ebbene sì, però da sempre il “nuovo” sta in una diversa lettura del “vecchio” , per scoprirvi sempre nuovi significati. Che tutto questo debba avere il segno rosso, non è obbligatorio. Ma a noi piace pensare che , solo se siamo capaci di  reinterpretare i valori legati all’antico “rosso”,  potremo  far nascere una nuova primavera piena di colori.

La catastrofe ambientale in Pakistan


Aggiornate voi in tempo reale le notizie dal Pakistan inviando  filmati trovati in rete a ponterosso@ponterosso.ch . Grazie.

Collegatevi a questo Blog :

La frana di Preonzo: alcune domande.


http://www.ticinonews.ch/articolovideo.aspx?id=191473&rubrica=2

http://www.youtube.com/watch?v=hADpiSxtPnw

La popolazione del  Cantone Ticino in questi giorni sta “scoprendo” un pericolo che incombe su un abitato  e sull’autostrada N2, la  frana sopra Preonzo ( il Valegion ). I media ne parlano  soprattutto perché sotto c’è una zona industriale che deve essere evacuata. Ma da quanto tempo il problema era conosciuto ? Perché negli anni passati si è permesso di costruire proprio sotto questo pericolo incombente ? La frana, si dice, si muoveva molto lentamente. La situazione era “sotto controllo”, così sovente si diceva per rassicurare.

Ma per quali motivi questa parte di montagna si sta muovendo e cadrà a valle ? Quali ne sono le caratteristiche ?

 

Prossimamente  presenteremo dei materiali che possano farci capire le ragioni di questa situazione, che è del resto molto simile a tante altre nella regione alpina,  e da noi come la valle Pontirone e la valle Calanca, o come il Crenone ( da cui scende il riale Vallone ), dove la parte di  montagna che si sta muovendo ( il Püpon ) rappresenta un pericolo ben più grave perché potrebbe chiudere la valle di Blenio e formare un lago come nel 1512, con la Buzza di Biasca.

Mostra immagine a dimensione intera

A proposito dell’inceneritore di Giubiasco. Le parole che nascondono i fatti.


Guardate questo documentario nel quale viene presentata una versione iperottimistica delle qualità dell’inceneritore di Giubiasco.

Fonte    

http://www.elettricitaperdomani.ch/videos/energia-pulita-dai-rifiuti?utm_source=nl_6

Apriamo qui un dibattito su “ quali sono le parole che nascondono  i  fatti reali ?” , soprattutto riferendoci all’intervista di Marco Borradori .

  • Prima domanda :  come è possibile definire “energia pulita l’energia elettrica prodotta dagli inceneritori ?
  • Seconda domanda : per quali ragioni  questa energia viene presentata come energia rinnovabile , quindi assimilata a quella solare o eolica ?
  • Terza domanda : perché in questo discorso non vi è il minimo accenno agli elementi inquinanti e pericolosi per la salute che l’inceneritore immette comunque  nell’atmosfera e nelle acque ( ma che per altro vengono considerati “accettabili” ) ?

INVITIAMO TUTTI GLI INTERESSATI AD INTERVENIRE NELLA DISCUSSIONE ED A PARTECIPARE AL SONDAGGIO.

Ascoltate questa intervista alla dottoressa Patrizia Gentilini:

http://www.youtube.com/watch?v=exYiYabLtEw

Guardate anche  il testo dell’interpellanza del 2007 da parte del compianto Giorgio Canonica e cofirmatari:

http://www.ti.ch/CAN/SegGC/comunicazioni/GC/interrogazioni/158.07.htm

Di nuovo il Vajont: capire quanto è successo dopo la tragedia


La giornalista Lucia Vastano aveva descritto e denunciato  quanto è successo negli anni seguenti la tragedia ( Lucia Vastano – Vajont, l’onda lunga – Ed.  Ponte alle Grazie ) .

A quella denuncia è seguito il silenzio della grande stampa e dell’editoria che fa opinione. Crediamo sia necessaria oggi un’azione coordinata tra diversi Blog in Italia e non solo  per tentare di rilanciare l’attenzione sull’enormità di quanto è successo, e sulle ragioni strutturali della “politica” per nascondere all’opinione pubblica le implicazioni della scelta di far sparire la memoria e di contemporaneamente permettere che una montagna di denaro, sotto il simulacro della ricostruzione, finisse in realtà in altre mani, lasciando invece ai sopravvissuti l’insulto delle briciole e la negazione della memoria individuale.

Guardate queste due parti di un documentario che trovate in rete, dove  nel primo viene spiegata quale è stata l’origine del progetto della diga  e nel secondo  (con  intervista a Lucia Vastano ) che cosa è successo durante e dopo il processo per il Vajont.

http://www.youtube.com/watch?v=l8id-tIS3iI&feature=channel

http://www.youtube.com/watch?v=AOboc6beK1w&feature=channel

Il dopo Vajont: lo scandalo del trattamento riservato ai superstiti e dei soldi finiti agli speculatori


Il dopo Vajont è stato ancora  peggio della tragedia del 9 ottobre 1963. Questa storia è stata ricostruita dalla giornalista Lucia Vastano nel libro “Vajont. L’onda lunga” , Editrice Ponte alle Grazie

 Una trasmissione de “LE IENE” nel 2007 aveva ripercorso alcuni  momenti del dopo Vajont, intervistando diversi sopravvissuti ( fra cui Mario Pozzobon, ed il sindaco di Erto ). La riproponiamo qui.

http://www.youtube.com/watch?v=mWaJIDcO6jM&feature=player_embedded#!

Riascoltate il racconto della tragedia del Vajont: perché fu causata dagli uomini e non dalla natura


Lo straordinario lavoro dell’attore e regista Marco Paolini che ricostruì nei dettagli e con i documenti i motivi per cui morirono, l’8 ottobre 1963,  più di mille persone quando la frana del Monte Toc precipitò nel lago artificiale creato dalla diga idroelettrica costruita nella valle del  Vajont, e poi tracimò oltre la diga  distruggendo in un attimo il paese di Longarone e altri villaggi vicini .

Riproponiamo qui  quel racconto  trasmesso dalla  RAI, in diretta dalla diga del Vajont , dove Paolini spiega come e perché  l’unica causa di quella tragedia non fu la fatalità ma il comportamento irresponsabile e criminale dei dirigenti  della SADE e del governo italiano.

Se volete prima leggere una sintesi di questa storia,  guardate lo scritto della giornalista Tina Merlin, che fu la prima a denunciare il pericolo rappresentato dalla diga del Vajont.

http://www.tinamerlin.it/Pubblicazioni/Vajont_6-9.aspx

Ora ascoltate Marco Paolini  su www.worldtv.com/ponte.rossoTV

Chi ha la  la pazienza di ascoltare per intero questa  lunga e drammatica  descrizione, riesce a capire come e perché gli enormi  interessi materiali che erano legati alla diga del Vajont sono stati in grado di occultare fino all’ultimo i pericoli che si andavano man mano accumulando, impedendo di dare l’allarme alla popolazione.

Sono trascorsi 46 anni, ed a tutt’oggi  i discendenti dei morti del Vajont ancora non sono riusciti ad ottenere dal governo italiano un gesto ufficiale di scusa. Il presidente Napolitano si è rifiutato di ricevere personalmente una delegazione da Longarone che chiedeva un gesto simbolico verso  le vittime,  ed ha mandato  invece un funzionario la cui prima domanda è stata “ma voi volete dei soldi ?” .

Vedi anche questa intervista a Mario Pozzobon, figlio di vittime del Vajont, invervistato nel 2007 da una giornalista spagnola. http://www.youtube.com/watch?v=CqfUygVA550 1. parte

http://www.youtube.com/watch?v=PSS6klbiLc8&feature=related 2.parte

 

 
 
 

Dal rapporto federale sul clima: i nuovi pericoli derivanti dai cambiamenti climatici ( 1)


Pubblichiamo da oggi degli estratti dal Rapporto sul clima  del Dipartimento federale dell’Ambiente, relativi alle previsioni dei diversi pericoli nuovi prodotti dai cambiamenti del clima. Vogliamo con questo attirare l’attenzione sulla necessità di assumere un diverso atteggiamento verso questi problemi a proposito delle opere di premunizione necessarie.

 

”  2.3.3.2 Eventi legati alle precipitazioni.

 Forti precipitazioni: in autunno si prevede che i valori estremi saliranno anche del 10% a Nord delle Alpi e del 20% a Sud delle Alpi. In inverno e primavera, l’aumento oscillerà tra lo 0 e il 20% su en-trambi i versanti alpini. Nella peggiore delle ipotesi, un evento che attualmente si verifica ogni 100 anni potrà in futuro ripetersi ogni 20 anni. L’effetto combinato di punte d’intensità più elevata e durate prolungate delle precipitazioni si tradurranno in un aumento del volume delle precipitazioni. Ancora molto incerte invece le previsioni per la stagione estiva. Piene, frane e colate detritiche: con l’aumento dell’intensità e dei picchi estremi delle precipitazioni crescerà anche il rischio di piene, frane e colate detritiche. In inverno, l’incremento delle precipitazioni e l’innalzamento del limite delle nevicate comporteranno rischi maggiori di piene nei grandi bacini im-briferi dell’Altopiano. In estate, le piene diminuiranno specialmente a bassa quota (precipitazioni meno abbondanti e maggiore evaporazione), mentre a Sud delle Alpi si prevede un acuirsi del fenomeno delle piene nel periodo invernale e primaverile. Le condizioni idrometeorologiche autunnali continueranno ad essere decisive per i valori annuali delle piene. L’aumento delle precipitazioni fa supporre un incremento dei fenomeni di piena. Il rischio di instabilità dei versanti (franamenti, caduta di massi, crolli in massa di pareti di roccia) e di colate detritiche si aggraverà soprattutto per l’effetto combinato delle temperature in rialzo e della maggiore frequenza di precipitazioni estreme. Le zone più colpite saranno quelle che attualmente sono ancora coperte da ghiacciai o dove il suolo è perennemente gelato. Valanghe: la frequenza delle valanghe di grossa entità causate da nevicate estreme non diminuirà. È ancora presto per elaborare previsioni precise sugli eventuali cambiamenti che si verificheranno in questo settore. Siccità: in seguito all’aumento delle precipitazioni medie e del numero dei giorni con precipitazioni da un lato e al potenziale aumento dell’evaporazione dall’altro, in estate saranno più frequenti i lunghi periodi di siccità. Andremo pertanto incontro a conflitti di interessi più frequenti tra esigenze contrapposte (ad es. quelle legate all’agricoltura, alla produzione di elettricità e alla pesca) e regioni diverse. “

 

 

 
 

 

 

 

 

 
 

 

Come esorcizzare il riscaldamento climatico con la pozione magica Coca&Tola


I miracoli di Coca&Tola ,

la pozione quasi magica di NanAsterix

Dunque il KKKompare Giuliano (NanAsterix) Pignasca le spara sempre più  grosse, ancora  più grosse dei suoi zebedei che tutti sanno notevoli ,  per  l’apporto quotidiano  della sua bevanda preferita, la Coca&Tola , prodotta e distribuita  abusivamente a Luganetia in via Monte Poglia, grazie ad un colpo di fortuna del nostro eroe. Risulta  infatti da indagini in corso che  questa bevanda  sarebbe confezionata grazie alla famosa pozione magica del Druido Panoramix , la cui ricetta è stata scippata agli autori durante una mostra organizzata in occasione del quarantesimo compleanno di  Asterix, insieme a Obelix e tutta l’allegra compagnia dei galli, che si era trasferita ai Musei di Porta Romana di Milano  dal  12 aprile al 28 maggio  2000, dove appunto sarebbe avvenuto lo scippo.

Riassumiamo il nanAsterixpensiero , da lui mirabilmente sintetizzato in un editoriale sul suo diario pubblico settimanale La notte del sabato ( ma che esce il mattino della domenica) del 14.2.2010.

  1. In febbraio da noi “sembra di stare in Alaska” , quindi il riscaldamento del pianeta è una bufala
  2. I “fuchi verdi”  ( grazioso nomignolo affibbiato a tutti quelli che non aderiscono al suo pensiero )  suggeriscono le scelte da fare agli  “strapagati funzionari nullafacenti federali e cantonali” , i quali , a tutti i costi, dal posto in cui si sono insediati ( il Dipartimento del territorio diretto dal  consigliere di Stato leghista MarcObelix dei  Borradori ndr )   vogliono “ imporre a cittadini ed enti pubblici spese folli in nome della bufala dell’ecosostenibilità!! “
  3. Gli standard Minergie sono “ una megacappellata”  perché “costano un occhio della testa”
  4. Se anche da noi abbiamo un inquinamento , tutto dipende dal fatto che ci dobbiamo cuccare  “ tutte le polveri fini in arrivo dalla Lombardia, nonché i TIR UE in transito parassitario, come pure 50mila frontalieri che ogni giorno entrano in Ticino uno per macchina” .
  5. Naturalmente tutto questo è stato causato  dai “Bilaterali che i fuchi ro$$o-verdi hanno votato e fatto votare!! “.
  6. Infine: smettiamola  “con la bufala delle energie rinnovabili” perché, ad esempio, “ i pannelli solari producono energia ad un prezzo che è da 4 a 5 volte quello dell’elettricità prodotta dalle dighe!!” ( Uellaa!!!)

Da noi intervistato il consigliere di Stato leghista MarcObelix  dei Borradori, che dirige il Dipartimento del Territorio ( luogo in cui si elabora la politica ambientale del Cantone Micino in fatto di risparmio energetico ed energie rinnovabili ) si è detto ufficialmente esterrefatto  per  queste dichiarazioni del suo capo. Tuttavia ( a microfoni spenti ) ci ha poi confessato che, appunto grazie alla pozione  Coca&Tola , siamo normalmente confrontati con un caso di  sdoppiamento della personalità , dove due persone diverse convivono felicemente con generale soddisfazione. La prima  personalità ( quella che MarcObelix  è tenuto a rappresentare in governo) conosce  benissimo i problemi ambientali ed apprezza la politica del suo Dipartimento. La seconda personalità , che si manifesta quando la pozione magica entra in funzione, è tenacemente avversa ad ogni discorso rosso/verde e fortemente incline al colore nero ( “le male lingue insinuano sia a causa dei suoi interessi edili a  Luganetia “ ci dice MarcObelix  ) ,  e  questa  personalità  riesce mirabilmente a fingere di  identificarsi con una parte notevole della “ Gens “ che crede a queste cose (  molto numerosa ) , di cui sa  imitare  il linguaggio e le preoccupazioni quotidiane. Questa, ci ha dichiarato candidamente l’onorevole , è la chiave del suo successo straordinario  ed egli ( MarcObelix ) confessa di faticare talvolta a distinguere quale sia NanAsterix e quale il Giuliano Pignasca. Ma questo non gli impedisce  di dare del tu ad entrambi e di avere con loro due  un rapporto di viva simpatia e di stima reciproca.

L’unica perplessità che MarcObelix dei Borradori ci ha manifestato ( pregandoci però di  raccontarlo in giro  solo sorridendo )

è che lui stesso talvolta si sente smarrito, ed ha l’impressione di aver bisogno della pozione magica per riuscire ad andare d’accordo con se stesso e le sue molteplici personalità. Tuttavia, dopo un attimo di sbandamento, e facendo appello alla sua cultura,  si rende conto che in fondo lui riesce benissimo a farne a meno, proprio perché  ricorda che, da piccolo,  è rimasto immerso per un certo tempo  nel paiolo contenente la pozione di Panoramix.

Panoramix ed il paiolo della sua pozione magica

Che dire?  La Repubblica del Cantone Micino  avrà  sicuramente un radioso futuro alle spalle fin quando il segreto della pozione quasi  magica Coca&Tola  resterà tale. I Romani potranno continuare a dormire sonni  tranquilli, Asterix ed i suoi amici resisteranno nel loro villaggio immaginario  fino alla fine, mentre  i Micinesi continueranno allegramente a prenderlo in quel posto. Fin quando ?

La redazione del Blog www.ponterossonews.wordpress.com

Alfredo Quarta, Claudio Rima, Enzo Ritter, Bruno Strozzi

Un documentario sul Vajont 45 anni dopo.


Vajont: strage di mafia 1963.

Il racconto del dopo Vajont attraverso una testimonianza di una trentina di persone che, in bicicletta, nell’estate del 2008  partono da Brescia per andare sui luoghi del Vajont a testimo9niare la loro volontà di non dimenticare quanto è successo nei 45 anni che sono seguiti alla tragedia. Un documento semplice ed eccezionale ad un tempo, in cui è testimoniata la volontà di fare della memoria della strage un simbolo di un rinnovato impegno civile.

Collegatevi a questi links:

http://www.youtube.com/user/vajont2003#p/a/u/0/wjXZjekQWAs

http://www.youtube.com/user/vajont2003#p/a/u/1/XTdCfT_ydJo

http://www.youtube.com/user/vajont2003#p/u/3/Hsi0zCoRNMw

La carte del processo sul Vajont: una storia infinita


Una storia esemplare: il percorso dei documenti processuali che svelano tutti i retroscena della tragedia del Vajont e delle complicità della classe dirigente per occultare le responsabilità. Un caso da studiare se vogliamo capire il presente della “politica”.

Collegatevi a:

http://paoblog.wordpress.com/2009/12/15/vajont-i-segreti-del-processo/

e anche a:

www.repubblica.it/2009/07/sezioni/cronaca/sisma-aquila-13/archivio-vajont/archivio-vajont.html

Un esempio storico illuminante: l’atteggiamento della stampa italiana dopo i fatti del Vajont


Il ruolo della giornalista Tina Merlin  nel denunciare i responsabili della catastrofe del Vajont , ricordato in una pagina dell’Associazione culturale Tina Merlin. E il comportamento da “pompiere” della grande stampa italiana che cercò di nascondere i fatti, anche attraverso i “grandi giornalisti” come Indro Montanelli.

Collegatevi a:

http://www.tinamerlin.it/Pubblicazioni/Anniversar_6-22.aspx

Un tranquillante ottimismo . Lettera aperta al sindaco di Biasca sulla sicurezza al Ponte Rosso.


Al sindaco di Biasca

Avv. Jean-François Dominé        6710 Biasca

Egregio sig. Dominé,

durante la conferenza che avevamo tenuto a Biasca nel  marzo 2008 Lei aveva valutato positivamente la nostra proposta di mettere in funzione, in casi di situazione di emergenza, la vecchia galleria ferroviaria al Ponte Rosso, bloccando la strada cantonale ed organizzando il passaggio del traffico tramite dei semafori. Questo suo apprezzamento sottintendeva che anche lei riconosceva l’esistenza di un pericolo residuo che meritava ancora ulteriori misure di premunizione per rendere sicuro il passaggio in quel punto durante i periodi di  forti precipitazioni.

Successivamente  la nostra associazione aveva sottoposto al Municipio di Biasca quella  stessa proposta tramite lettera, ma da allora  non abbiamo più ottenuto risposta.

Durante la discussione in Gran Consiglio sulla mozione Cleto Ferrari e firmatari , che chiedeva la costruzione di una galleria al Ponte Rosso, Lei era intervenuto nel dibattito  parlando contro la proposta di galleria e sostenendo sostanzialmente che i lavori effettuati nel 2008 sono sufficienti a garantire la sicurezza in quel punto. Questo suo intervento ci aveva sorpreso: ci siamo chiesti  infatti come mai  a distanza di un anno Lei avesse cambiato opinione, non riconoscendo più l’esistenza di un pericolo residuo dopo la costruzione della vasca di contenimento sul riale Vallone. Non sarebbe stato più corretto ( pur non accettando l’idea della galleria ) riconoscere tuttavia che un pericolo ancora può sussistere ? Abbiamo quindi pensato che lei avesse voluto ulteriormente “tranquillizzare” qualcuno, ma non riusciamo tuttavia a credere che gli utenti della strada  che transitano al Ponte Rosso si sentano più tranquilli dopo  questo suo intervento.

Nel nostro comunicato del 22 novembre 2009 ( vedi su www.ponterosso.ch nella sezione “Attualità” )  noi abbiamo indicato le ragioni  che ci fanno  guardare alla  decisione  del Gran Consiglio come ad un atto irresponsabile, nella misura in cui nessuno si è chiesto come sia stato costruito il “deviatore” che dovrebbe convogliare la maggior parte delle acque e dei  materiali verso la vasca in caso di forti piogge, e quali pericoli quel manufatto lascia ancora scoperti. Se teniamo conto del dimensionamento  insufficiente della luce del ponte sulla cantonale , noi crediamo che sia realistico e responsabile attirare l’attenzione della popolazione sul fatto che del materiale trascinato dal riale può ancora arrivare sulla strada, e costituire un pericolo per le persone,  e questo malgrado i lavori realizzati.

Abbiamo finora  sempre sostenuto che al  Comune di Biasca non si possono  addebitare responsabilità per i ritardi nel costruire delle opere di premunizione a protezione della strada al Ponte Rosso, dopo l’alluvione del 1993, e continueremo a dire che se responsabilità ci sono vanno cercate altrove. E siamo determinati a portare avanti la richiesta affinché si faccia luce sulle responsabilità per la morte di Ariano Corti nel 1993 e di Laura Columberg nel 2006.  Questa storia è piena di contraddizioni, di errori e di silenzi colpevoli , ed è troppo seria ed importante perché  noi si debba oggi di nuovo accettare che  altri motivi di “opportunità” possano ancora produrre situazioni come quelle vissute. Ecco perché noi consideriamo pericoloso e fuorviante da parte Sua diffondere quello che appare come un inutile  “tranquillante ottimismo”  a proposito della sicurezza al Ponte Rosso.

Le rivolgiamo perciò pubblicamente  tre domande, ricordando la frase che concludeva il testo del Municipio di Biasca in occasione dell’inaugurazione delle opere realizzate nel 2007-2008 sul riale Vallone:

La popolazione tutta è ora sicuramente più tranquilla perché le opere si sono concluse ed il comparto è finalmente più sicuro.”

Con quel  retorico “la popolazione tutta” si era voluto tranquillizzare ipotizzando un consenso generale , preferendo però ignorare che i dubbi sulla sicurezza del Ponte Rosso erano e restano molto presenti in chi quotidianamente transita in quel punto.
Le chiediamo:
·         Aver elogiato in quel testo  tutta l’opera svolta per poter arrivare a realizzare quel progetto , dimenticandosi però di parlare dei morti e dei feriti ( e di quanto deciso dal DT nel 1996  quando il primo progetto Filippini era stato rifiutato nel modo sbrigativo che lei sa  )  aveva lo scopo di tranquillizzare chi ?
·         Quando  Lei  ha poi sentito il bisogno di  parlare in Gran Consiglio contro la costruzione della galleria ( durante la discussione della mozione Ferrari )  voleva  ancora tranquillizzare  qualcuno  ?
·         Quando afferma che  oggi la sicurezza è maggiormente  garantita  intende dire che la “luce” del Ponte Rosso è tale da far passare sotto di sé qualsiasi quantità  e dimensione di materiale il riale Vallone   potesse ancora trasportare senza creare pericoli sulla strada ?  Su questo , Lei  condivide l’opinione della Divisione delle costruzioni  espressa dall’ing.  Pettinari , secondo cui il ponte era stato costruito tenendo conto della dimensione effettiva dei materiali che il riale  poteva convogliare a valle ?
La ringraziamo per la sua risposta.
Con i nostri cordiali saluti.

Per Associazione Ponterosso  :   Alfredo Quarta         Enzo Ritter     Bruno Strozzi

Permafrost : il suolo in movimento


” Il suolo in movimento
Il suolo gelato in permanenza, il cosiddetto permafrost, è un suolo gelato per tutto l’anno, in cui l’acqua gelata salda in un unico blocco detriti e frammenti di roccia sciolti. In alta montagna il permafrost si forma sia su roccia solida, sia su materiali sciolti, conoidi detritiche, morene e terreno in generale. La fascia altimetrica del permafrost si sviluppa al di sotto delle regioni glaciali, approssimativamente a partire da 2600 metri di quota.
Un ulteriore aumento della temperatura provocherebbe a breve termine un aumento dello spessore dello strato di disgelo estivo, a medio e lungo termine lo scioglimento di masse di permafrost a grande profondità e un innalzamento della fascia di permafrost verso quote più elevate.
Negli anni Ottanta i suoli caratterizzati da permafrost si sono riscaldati da 0,5 a 1°C. Negli ultimi cento anni il limite del permafrost si è innalzato da 150 a 200 metri d’altezza. Per i prossimi 50 anni le ricerche del PNR 313 prevedono, per un riscaldamento compreso tra 1 e 2° C, un ulteriore spostamento in altezza di 200-750 metri.
Per il momento è purtroppo difficile stimare i tempi di reazione delle temperature del permafrost all’aumento delle temperature medie annue. Un continuo aumento delle temperature potrebbe però provocare spostamenti di masse detritiche di proporzioni finora mai verificatisi in tempi storici.
Conseguenze:
Le conseguenze di tale riscaldamento per le regioni alpine non sono ancora valutabili con precisione. Possono essere direttamente coinvolte le fondamenta di edifici e impianti di risalita, che possono essere danneggiate da movimenti di assestamento nel sottosuolo dovuti allo scioglimento del ghiaccio. Come esempio si può citare il rifugio Erzherzog-Johann sul Grossglockner.
Attraverso la modifica dei rapporti idrologici nel sistema di fratture, lo scioglimento del ghiaccio può destabilizzare anche pareti rocciose. Anche conoidi detritiche contenenti ghiaccio, morene ecc. perdono con il ghiaccio il collante che li rende coerenti. Complessivamente la riduzione del permafrost aumenta l’instabilità dei versanti. Finché le temperature del sottosuolo non ritorneranno in equilibrio con quelle dell’atmosfera, si può prevedere una maggior frequenza di frane, smottamenti e colate di fango. Spesso tali eventi potranno interessare anche il fondo valle, minacciando quindi anche i centri abitati e le vie di comunicazione. Un evento provocato probabilmente anche dallo scioglimento. ”

Vedi il testo completo su http://www.ponterosso.ch/immagini/documenti/Clima_cambiamenti_in_generale/2002.03_Cambiamenti_climat_Alpi_AlpNet.pdf

Che cosa fa il “deviatore” sul riale Vallone


I due rami del riale nel secondo progetto Filippini, realizzato 2008
Il progetto realizzato sul riale VAllone dall’ing. Augusto Filippini, Biasca

Acque e materiali dovrebbero essere deviate a destra per essere convogliate sulla vasca di contenimento in basso. La domanda é : quanta parte di materiale continuerà a scendere lungo il vecchio alveo e potrà raggiungere il Ponte Rosso ? Guardate le immagini  del punto di deviazione sul nostro sito www.ponterosso.ch.

Benvenuti!


  • Questo blog è stato attivato dall’Associazione Ponterosso, nata  nel 2007 per informare sui tragici avvenimenti  che, il 3 ottobre 2006,  avevano portato alla morte  di Laura Columberg, travolta nella sua auto in zona Ponte Rosso a Biasca ( Ticino, Svizzera) dal materiale trasportato a valle dal riale Vallone  durante un breve periodo di pioggia intensa,  riale che scende dal Monte Crenone e che finisce nel fiume Brenno.  La strada su cui è avvenuto il fatto è l’unica via  principale  di grande traffico che collega la valle di Blenio al resto del Cantone Ticino, ed è uno dei tre collegamenti stradali, aperti tutto l’anno, del territorio svizzero di lingua italiana con il resto della Svizzera , attraverso il passo del Lucomagno. ( Gli altri due collegamenti  stradali sono quelli del San Gottardo  e del San Bernardino ) . Sempre a Biasca,  nell’ottobre 1993, un’altra persona ( il sig. Ariano Corti )  aveva perso la vita a causa della rottura degli argini del fiume Brenno, in una zona denominata Frazione del Ponte. Una morte mai ufficialmente riconosciuta come causata dall’alluvione, e sulla cui dinamica  ancora permangono molte domande inevase.
  • Sul sito www.ponterosso.ch trovate le informazioni sui tanti interrogativi suscitati da quei fatti ,  collegati a delle sottovalutazioni  dei pericoli  durante la costruzione di opere di premunizione , nel  periodo che va dagli anni Settanta fino ad oggi.  Vogliamo soprattutto  evitare che fatti del genere possano ripetersi  in futuro durante i momenti di  brevi ed intense precipitazioni, sia negli abitati che  sulle vie di traffico, a causa di pericoli che i mutamenti climatici in atto stanno rendendo sempre più frequenti.
  • Invitiamo tutte le persone interessate e sensibili a questi problemi a voler portare le loro testimonianze e ad esprimere  il loro giudizio, partecipando ad un dibattito pubblico, per fare in modo che cresca una presa di coscienza della necessità di non limitarsi a delegare alle autorità preposte ed ai tecnici le scelte  , le valutazioni e le decisioni quando si tratta di  costruire opere di premunizione atte a garantire la sicurezza degli abitati e di tutti gli utenti delle strade. Questo invito è rivolto alle persone interessate a portare un contributo di informazione o di giudizio sui fatti da noi descritti , e soprattutto a informare su  situazioni simili che si presentano nel  territorio alpino.

Vi ringraziamo per la vostra partecipazione!

Associazione Ponterosso, c.p. 1415  CH –  6710 Biasca , ponterosso@ponterosso.ch , www.ponterosso.ch

In attesa di una conclusione della causa civile per la morte di Laura Columberg


Riprendiamo a pubblicare su questo Blog , dopo aver intenzionalmente  sospeso ogni intervento pubblico, in attesa dello svolgimento e  della conclusione della causa civile che  ha visto contrapposte la parte lesa ( i figli di Laura Columberg ) e lo Stato del Cantone Ticino.

Come ricorderete la causa penale si era conclusa, dopo due anni di inattività del Procuratore Renzo Respini ( più volte inutilmente sollecitato dall’ avv. Emanuele Verda ), con la prescrizione del reato .  

La causa civile in corso si sta avviando a conclusione e ancora una volta il tema in discussione sono i termini della prescrizione

La nostra Associazione intende attendere la conclusione della causa civile prima di riprendere la sua informazione pubblica su quanto è successo.

In attesa di questo, vogliamo cominciare a richiamare alla memoria alcuni atti ( nell’ attività da noi svolta ) che chiamano in causa le scelte di determinate persone preposte all’ amministrazione della giustizia.  

Il concreto pericolo di un  uso della prescrizione per chiudere  la causa con un nulla di fatto era stato da noi preannunciato  il 28 giugno 2011 in un dossier inviato al PG avv. John Noseda ,noseda l’ allora capo della Procura.  In quel testo , ricostruendo i fatti dell’ intera vicenda a partire dagli anni Settanta, così concludevamo:

richieste a John Noseda

Il nostro appello era rimasto senza risposta. Avevamo allora inviato una seconda lettera in data 18 ottobre 2012  

lettera-al-pg-john-noseda-18-10-12

Questa lettera aveva ottenuto la seguente risposta:

risposta-pg-noseda-a-ns-letteraRicordiamo per chiudere oggi quanto ha scritto il maggior esperto svizzero di diritto costituzionale, il prof. Marco Borghi
Marco Borghi USI( vedi il profilo in http://search.usi.ch/it/persone/77b059492951c95775a51405cbd6c691/Borghi-Marco )

nella sua perizia

La responsabilità dell’ente pubblico in caso di catastrofi naturali 

 La determinazione preventiva delle zone pericolose e l’adozione di specifici strumenti pianificatori e di conseguenti decisioni di premunizione o di divieto di edificabilità costituiscono un compito fondamentale dello Stato, in quanto è inteso a salvaguardare valori, quali la vita, la salute, la proprietà, aventi portata assoluta. Nell’ ambito della pianificazione del territorio, tale compito è sancito in modo imprescindibile da precisa normativa, suscettibile di ingenerare, se disattesa, d’un lato la responsabilità penale dei membri delle autorità competenti, e, d’altro lato, la responsabilità civile (ai sensi della LResp) degli enti pubblici che esse rappresentano, con eventuale possibilità di regresso sui funzionari gravemente inadempienti. “

Continua a leggere “In attesa di una conclusione della causa civile per la morte di Laura Columberg”

Solstizio di Bedretto


VerticalTI - Il Ticino in Verticale

“Andiamo in Bedretto domani?” Possiamo provare. “Meta?” Ci lasceremo ispirare. Domani, 21 dicembre, sarà il primo giorno dell’inverno. Ma sarà il solstizio d’inverno boreale oppure il solstizio d’estate australe? Perché la temperatura esterna di All’Acqua promette sudore al di sotto del Gore-Tex!

Ecco il sol...stizio

 

Oggi, dopo mesi di intense trattative, ritrovo con piacere anche l’amico Afgano Bendul, patrizio di Alta Leventina. Il trio multietnico delle meraviglie si è nuovamente ricompattato, pronto per ricamare il silenzio dei bianchi tappeti montuosi. E oggi il silenzio è stato grandioso. Nonostante le decine (…) di auto parcheggiate sulla strada asfaltata (sì, proprio asfaltata!) al momento del nostro rientro, non ci ha seguito nessuno. A dire il vero, tre tipi sospetti all’inizio ci hanno provato per poi svanire nel nulla; sarà forse dovuto alla mia traccia ribelle nella ripida e fitta selva di drose? Uh uh

Tra una girovagata qui e una girovagata lì, ecco la…

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Buon anno!


VerticalTI - Il Ticino in Verticale

Meglio di così non poteva iniziare. Che cosa? Il nuovo anno naturalmente. Se il 2013 andava spegnendosi tra le scie di una massa di neve enorme e polverosa, un bengodi che la perturbazione ci ha regalato a Natale, anche nel 2014 l’analoga situazione persiste e dunque non c’è di che lamentarsi. Per una volta siamo anche fortunati, la neve fresca non è stata distrutta dal vento come è ormai quasi sempre nella norma.

Buon anno

 

Ricordo con emozione le ultime due uscite con le pelli del 2013, entrambe nello stesso identico luogo, stessa identica meta. Cinque ore abbondanti di salita per tracciare 900m di dislivello nella taciturna valle coperta d’inverno, l’abbandono della cima quasi fatta per mancanza di tempo a disposizione (erano già le 13:30 quando mancavano più o meno 300m) tra la nebbia ed il nevischio che contorna il tutto di un magnifico spettrale.

Il ritorno, il giorno dopo, per…

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