La catastrofe ambientale in Pakistan


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Una sintesi dei problemi legati ad una gestione pubblica fallimentare della protezione dai pericoli naturali.  La storia delle ragioni che hanno portato a 2 morti evitabili  in 13 anni , a causa di scelte avventuristiche  operate dalle autorità cantonali ( Dip. del Territorio ) in nome del “risparmismo” . Una storia che ha portato ad una denuncia penale contro lo Stato del Cantone Ticino, tuttora in corso.

La nostra associazione attenderà una decisione finale da parte della Procura prima di pubblicare i documenti in proprio possesso, parte dei quali sono citati nella ricostruzione storica che trovate nel sito.

Dal rapporto federale sul clima: i nuovi pericoli derivanti dai cambiamenti climatici ( 1)


Pubblichiamo da oggi degli estratti dal Rapporto sul clima  del Dipartimento federale dell’Ambiente, relativi alle previsioni dei diversi pericoli nuovi prodotti dai cambiamenti del clima. Vogliamo con questo attirare l’attenzione sulla necessità di assumere un diverso atteggiamento verso questi problemi a proposito delle opere di premunizione necessarie.

 

”  2.3.3.2 Eventi legati alle precipitazioni.

 Forti precipitazioni: in autunno si prevede che i valori estremi saliranno anche del 10% a Nord delle Alpi e del 20% a Sud delle Alpi. In inverno e primavera, l’aumento oscillerà tra lo 0 e il 20% su en-trambi i versanti alpini. Nella peggiore delle ipotesi, un evento che attualmente si verifica ogni 100 anni potrà in futuro ripetersi ogni 20 anni. L’effetto combinato di punte d’intensità più elevata e durate prolungate delle precipitazioni si tradurranno in un aumento del volume delle precipitazioni. Ancora molto incerte invece le previsioni per la stagione estiva. Piene, frane e colate detritiche: con l’aumento dell’intensità e dei picchi estremi delle precipitazioni crescerà anche il rischio di piene, frane e colate detritiche. In inverno, l’incremento delle precipitazioni e l’innalzamento del limite delle nevicate comporteranno rischi maggiori di piene nei grandi bacini im-briferi dell’Altopiano. In estate, le piene diminuiranno specialmente a bassa quota (precipitazioni meno abbondanti e maggiore evaporazione), mentre a Sud delle Alpi si prevede un acuirsi del fenomeno delle piene nel periodo invernale e primaverile. Le condizioni idrometeorologiche autunnali continueranno ad essere decisive per i valori annuali delle piene. L’aumento delle precipitazioni fa supporre un incremento dei fenomeni di piena. Il rischio di instabilità dei versanti (franamenti, caduta di massi, crolli in massa di pareti di roccia) e di colate detritiche si aggraverà soprattutto per l’effetto combinato delle temperature in rialzo e della maggiore frequenza di precipitazioni estreme. Le zone più colpite saranno quelle che attualmente sono ancora coperte da ghiacciai o dove il suolo è perennemente gelato. Valanghe: la frequenza delle valanghe di grossa entità causate da nevicate estreme non diminuirà. È ancora presto per elaborare previsioni precise sugli eventuali cambiamenti che si verificheranno in questo settore. Siccità: in seguito all’aumento delle precipitazioni medie e del numero dei giorni con precipitazioni da un lato e al potenziale aumento dell’evaporazione dall’altro, in estate saranno più frequenti i lunghi periodi di siccità. Andremo pertanto incontro a conflitti di interessi più frequenti tra esigenze contrapposte (ad es. quelle legate all’agricoltura, alla produzione di elettricità e alla pesca) e regioni diverse. “

 

 

 
 

 

 

 

 

 
 

 

Gli scettici dell’effetto serra


Gli scettici dell’effetto serra

Il protocollo sul clima approvato a Kyoto nel 1997 chiede ai paesi industrializzati una riduzione delle emissioni serra entro il periodo 2008-2012 di almeno il 5% rispetto alla situazione del 1990. L’obiettivo della 6ª Conferenza mondiale sul clima di Den Haag del novembre 2000 era di rendere il protocollo sul clima di Kyoto il più concreto possibile nei settori più controversi, così da diventare ratificabile da parte delle principali parti contraenti.

Con l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) – un organo internazionale dell’ONU di circa 2.500 scienziati, per il quale stanno svolgendo lavori preparatori altri 3.000 scienziati – la Convenzione sul clima dispone di un proprio organo scientifico, che elabora e valuta costantemente il più recente stato delle conoscenze.

A questi consulenti scientifici dell’ONU – che nella loro terza relazione sulla situazione prevedono un aumento delle temperature fino a 6° C per il prossimi cento anni e ritengono probabile che il riscaldamento degli ultimi decenni sia stato per la maggior parte provocato dalle attività umane – si contrappongono quelli dell’industria. Questo limitato numero di cosiddetti “esperti del clima”, ingaggiati dall’industria petrolifera e del carbone e a capo di diverse organizzazioni come la Global Climate Coalition, contraddice gli scienziati dell’IPCC. Tra gli addetti ai lavori questi “esperti” vengono chiamati “scettici del clima” (climate skeptics) o “scettici dell’effetto serra” (greenhouse skeptics)12.

Il giornalista americano Ross Gelbspan ha studiato per due anni l’industria petrolifera e del carbone americana e le attività degli scettici del clima da essa finanziati13. Gelbspan afferma: “Negli ultimi sei anni il settore petrolifero e del carbone ha speso milioni per una campagna di propaganda volta a minimizzare i rischi dell’incombente catastrofe climatica. Gran parte di queste somme sono state utilizzate per garantire l’apparizione sui media di un pugno di scienziati con posizioni anomale sulla problematica del clima; ‘esperti’ dal presenzialismo sponsorizzato e dalla credibilità puntellata, che occupano una posizione sui media assolutamente non conforme al loro significato all’interno della comunità scientifica”.

Estratto da

I cambiamenti climatici e le Alpi

Elke Haubner, CIPRA International

Vedi  il testo completo in:

http://www.ponterosso.ch/immagini/documenti/Clima_cambiamenti_in_generale/2002.03_Cambiamenti_climat_Alpi_AlpNet.pdf